ARISA: il look è discutibile anche se contribuisce all'effetto vintage. D'altronde era stata proprio Arisa a dire di voler fare la parte della diva all'Ariston. Risultato non riuscito. Il brano
"Lentamente (il primo che passa)", frutto della collaborazione con Cristina Donà, nome di culto della scena underground, è intenso ma non spicca il volo come fa invece
"Controvento" che sfrutta il ritornello che si incolla nella testa e una melodia semplicemente troppo sanremese e in parte banale. Naturalmente viene promosso quest'ultimo e Arisa si candida a ritirare qualche premio in palio. Niente di particolarmente originale ma la ragazza con gli occhialoni e il look sgargiante non c'è più al suo posto è subentrata una cantante matura e decisa. La conquista delle grandi platee è appena iniziata.
FRANKIE HI-NRG mc: quando parte con
"Un uomo è vivo" ci domandiamo che fine ha fatto il rapper esuberante tra i pionieri della scuola italiana. La ricerca di una nuova strada non convince del tutto e provoca anche un po' di tenerezza se guardiamo alle nuove agguerrite generazioni delle "rime con il cappellino" che popolano lo Stivale. Per fortuna poi arriva
"Pedala", un pezzo ritmatissimo con degli arrangiamenti fantasiosi e un testo azzeccato. La bicicletta diventa emblema della società e finalmente si parla di altro all'Ariston. Il ritornello non si toglie più dalla testa e questo è un altro punto a favore per Frankie considerato anche che tutta l'architettura della canzone è orientata al dettaglio. Il ruggito ancora c'è.
ANTONELLA RUGGIERO: in un tweet di risposta al nostro sondaggio sui vincitori dei "Campioni" ci aveva detto che per fortuna non c'è la scaramanzia! Antonella, sobria ed elegante, sbaraglia la concorrenza in quanto a qualità delle corde vocali. Gioca pure la carta del virtuosismo cercando di unire nuovi esercizi vocali con il suo stile da tutti conosciuto. Ciò che forse è mancato è una melodia vincente da ricordare che possa esaltare la bellezza canora (che qui comunque c'è). Forse
"Quando balliamo" aveva centrato l'obiettivo meglio della vincitrice
"Da lontano". Difficile farsi largo tra la concorrenza ma Antonella ha dimostrato che il talento è ancora lucido.
RAPHAEL GUALAZZI E THE BLOODY BEETROOTS: erano forse il nome più atteso per curriculum e influenze diverse unite nello stesso palco. L'esperimento riesce solamente a metà nonostante il giusto merito di aver fatto ballare l'Ariston e un talento, quello di Gualazzi in particolare, sopra la media che incorpora un background musicale notevole. Il gospel elettronico di
"Tanto ci sei" è da lodare per la sperimentazione ma è un puzzle sonoro che non ha un'identità definita. In
"Liberi o no" finalmente si sente anche il contributo elettronico di Bloody Beetroots che nel primo brano con la sua maschera in stile Daft punk aveva sollevato qualche dubbio sul suo apporto musicale. E' infatti è stata promossa questa ultima canzone per la gioia del dj da Bassano del Grappa. La coppia è un cantiere aperto e può ambire a risultati importanti.
CRISTIANO DE ANDRE': inutile dire che la canzone che andava promossa era
"Invisibili" con uno dei testi più convincenti sentiti fino a quel momento. Un brano recitato che parla di vite in bilico e difficili in una Genova spettatrice non interessata. L'accompagnamento di chitarra e le note di piano, arrangiamenti minimal ma efficaci, hanno esaltato il pezzo che però è stato scartato dal giudizio finale (a quando un restyling delle votazioni?) in favore de
"Il cielo è vuoto" che non toglie nulla all'impatto vocale, anzi, ma elimina la magia nelle parole che spesso hanno un retrogusto di retorica che lasciano l'amaro in bocca. Cristiano però ha dimostrato di essere un'artista dalla personalità ben definita.
PERTURBAZIONE: eleganti e scenografici come chi si presenta a un party di fine anno con le carte in regola per fare colpo. E in effetti la band piemontese è forse l'unica che gioca con gli aspetti della sociologia colorandoli di pop.
"L'unica" è una canzone nel loro stile con quel finale da canticchiare sotto la doccia
"se muoio già dalla voglia di ricordarti a memoria" che sa tanto di buon auspicio. Frizzante anche il brano escluso,
"L'Italia vista dal bar" con la frase
"scenderemo al bar a far la ri-colazione" che genera applausi e repeat per aver descritto il Paese in modo ironico e tagliente trovando un giusto equlibrio tra la leggerezza del pop e una quotidianità da combattere con il sorriso. Almeno a Sanremo.
GIUSY FERRERI: in realtà "Non ti scordar mai di me" poteva cantarla agli organizzatori del Festival che l'hanno fatta esibire a un'ora impossibile. La ragazza emersa grazie a X-Factor non è in un periodo brillante a causa dei problemi alla voce che ne hanno limitato le prove degli ultimi giorni. I brani risentono anche del suo timbro particolare che non si è potuto esprimere al massimo anche se un cambiamento nell'impostazione si è notato lo stesso. Le canzoni non hanno convinto al 100% ma bisogna anche dire che l'orario è più di una attenuante per Giusy. Passa comunque
"Ti porto a cena con me" ma il pubblico a quell'ora più che al cibo pensava al cuscino.
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