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Sick Tamburo sono una delle realtà più solide della scena alternativa italiana. E il loro recente album
"Senza Vergogna", uscito a fine primavera (sempre per la fedele etichetta La Tempesta Dischi), scrive una nuova pagina nella carriera della band che non ha avuto paura di osare cercando nuove strade musicali. Abbiamo approfondito un po' la questione con il cantante della band
Gian Maria Accusani.
“Senza Vergogna” è un disco esplicito e diretto, decisamente diverso dai vostri precedenti lavori. Cosa rappresenta questo album nel vostro percorso artistico? Personalmente penso che avete fatto una svolta decisa aprendo un nuovo capitolo nella vostra carriera. Ho centrato un po’ nel segno?
Sicuramente questo è un disco piuttosto diverso dagli altri anche se ovviamente si riconoscono i segni caratteristici. Questo lavoro ci ha aperto certamente una nuova strada e quindi nuove possibilità. Non so se è una svolta ma sicuramente è un allargamento e quindi lo prendiamo molto positivamente.
Mania, ansia, disagi, ossessioni. Durante la giornata possono farci (senza volerlo) compagnia più di qualsiasi altra cosa ma abbiamo paura a parlarne come se fosse un segreto da custodire gelosamente. Voi le avete tirate fuori e tradotte con forza in musica e parole. Una scelta controcorrente e coraggiosa anche a livello musicale. Come nasce questo vostro ultimo progetto?
Un pò come tutti i nostri lavori, anche questo è nato senza una vera e propria progettazione. Vengono buttate giù delle idee, vengono provinate e quelle che ci convincono maggiormente le teniamo. Questa volta, forse grazie al fatto che le canzoni sono tutte cantate da me, c'è una scrittura, a livello di testi, molto diversa da prima, più diretta, più ruvida. C'è piaciuta molto da subito e così siamo andati fino in fondo.
“Senza Vergogna” sembra un sussidiario sulla stranezza delle persone. Mi ha incuriosito il mix di stati d’animo ed emozioni, spesso malinconiche, che si susseguono di canzone in canzone. Quanto tempo avete impiegato per la creazione dell’album? E’stata un’operazione di lungo corso? Che atmosfera si respirava nello studio di registrazione?
Il disco è nato in pochissimo tempo a dire il vero. Tutti gli stati d'animo e le emozioni presenti all'interno, sono cose presenti in me e quindi non è stato difficile scriverne. In studio c'era un'atmosfera di novità, che è quello che appare poi nel disco stesso, credo.
Mi piacciono le novità stilistiche presenti nell’album e la voglia di cambiamento. E’ sicuramente tra le cose più interessanti sentite in Italia nel 2014. Come sta andando il tour? Il pubblico ha accolto bene i nuovi pezzi?
Il tour sta andando bene, specie ora che abbiamo sistemato la scaletta e che il pubblico inizia a conoscere il disco nuovo.
Ci sento molto punk nell’album ma anche una ricerca inedita sulla melodia. Quali sono stati i vostri ascolti durante le fasi di registrazione?
Sicuramente nei nostri lavori c'è sempre una certa attitudine punk, quindi non mi meraviglia che tu colga questa cosa. Durante il disco non abbiamo ascoltato quasi nulla direi, di solito ci concentriamo su quello che scriviamo. Ovviamente, quando si scrive vengono fuori tutte quelle cose che hai ascoltato e che in qualche modo ti hanno colpito. Anche cose di tantissimi anni fa. Questo è il bello dell'inconscio. Se ne frega di te e ti rifila quello che vuole…
Un sogno nel cassetto...
Ormai non è più tempo di sogni nel cassetto. Forse. Tutto quello che viene lo prendiamo con estrema serenità e con l'idea che se è arrivato, significa che doveva arrivare. Fino a che andiamo in giro a suonare, siamo contenti. Fino a che scrivo cose, sto bene.
Luca Stefanucci
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