Conflitti illustri IV
Amore e guerra. Vita e morte. Eros e Tanathos. Già il parallelo è un conflitto. Ma spesso amore e morte coincidono, specie nelle tragedie e nella letteratura. In più ci sono divinità incomprese e divinità incomprensibili e le mie deviazioni che si prefiggono spudoratamente anche funzione etica e catartica"¦ ma tutte le deviazioni geografiche o morali di questo mondo ce l'hanno.
Amore, conflitti paralleli
"I grandi amori non sono mai premeditati" (J. Renoir)
Abelardo ed Eloisa si amavano e non dovevano amarsi. Si amavano in un modo che non è concesso ad un frate e ad una monaca del XII secolo. Così Abelardo finì per essere evirato ed Eloisa modificò il suo concetto di Dio. Nelle sue riflessioni essa concluse che la sua intenzione di voler seguire Abelardo anche all'inferno non significava che Abelardo fosse il suo Dio, che tra Dio e Abelardo avrebbe scelto Abelardo, ma che non poteva essere un vero Dio chi, in nome suo, avesse cercato di separarla da Abelardo per un voto monastico.
Storia parallela quella di Francesco, lo santo jullare. Il suo amore a Dio era povertà e rinuncia. Questa predica non era ben vista dalla Chiesa pontificia e soltanto molto dopo è stata accettata e istituzionalizzata, identico il rifiuto del padre, una sola la colpa: la degenerazione.
Abelardo, Eloisa, San Francesco: Amore divino degli uomini
Chiesa: Amore divino dei dogmi
Conflitto: uomo "" Chiesa, scomuniche e ritorsioni
Guerra, Conflitti inventati
"Noi inventiamo noi stessi come unità in questo mondo di immagini da noi stessi creato" (F. Nietzsche)
Rwanda: guerra civile. Gli Europei (prima Tedeschi e poi Belgi) hanno letteralmente inventato le "etnie" (Tutsi e Hutu). I Tutsi, pastori "nobili", si sarebbero sovrapposti agli Hutu, rozzi contadini autoctoni, sottomettendoli e costruendo così i "regni". Come viene opportunamente ricordato da Ugo Fabietti, antropologo, nel 1930 fu fatto un censimento dai colonizzatori belgi per rilasciare a ogni individuo un documento di riconoscimento in cui fosse indicato ("scritto") inequivocabilmente se egli era Hutu, Tutsi o Twa. Gli individui maschi con dieci o più buoi erano "Tutsi", mentre quelli che ne avevano meno di dieci erano "Hutu". Per sempre. Scritto su un pezzo di carta ufficiale, su un documento di identità il cui carattere palesemente arbitrario è stato occultato dall'ottusa convinzione etnica dei colonizzatori, si è dunque determinato "per sempre" un destino di feroce opposizione. Chi può dire quando e in che modo questo conflitto, mirato indubbiamente alle risorse, ma giocato sulle contrastanti identità, potrà mai avere fine?
Le carte di identità esistono ancora e oggi costituiscono il mezzo attraverso il quale i militari e i guerriglieri delle opposte fazioni "etniche" ai posti di blocco possono individuare chi è da uccidere e chi è da risparmiare. Identità armata (F. REMOTTI, Contro l'identità, Bari, Laterza, 1996).
Tutsi e Hutu: etnie diverse inventate
Tutsi e Hutu: predominio sul territorio
Conflitto: diversità "" potere, guerra civile
Rubrica di Albano Ricci, inviato di
www.latalante.it
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