Fate parte della scena rock romana, tra i gruppi emergenti più interessanti. Chi ti piace musicalmente tra i colleghi? E la città sta attraversando un periodo positivo? Ci sono posti per suonare e mettersi in vetrina? Si, la scena di Roma è esplosa negli ultimi anni. Ci sono davvero tanti, tantissimi proggetti incredibili. Tutta la scena folk e rock è molto creativa. Cito solo alcuni amici sperando di non fare torto a nessuno: Boxerin Club, Bamboo, Thee Elephant, I Lapingra, Simone Olivieri, Lo Spinoso, The Fucking Shalalas, Dola J Chaplin, Luminal, Bud Spencer Blues Explosion, Francesco Forni e Ilaria Graziani, i Kutso, Tommaso di Giulio e...ce ne sono tanti davvero! Compresi gli altri proggetti di Giorgio e Matteo, di Federico e Carmine di cui non parlo per conflitto di interessi ma che sono bellissimi! Roma ha varie vetrine per suonare. Ha i suoi circuiti ma anche i suoi labirinti. Devi stare attento e non correre il rischio di non uscirne. Quali sono le ambizioni della Bottega Glitzer? Sognate il grande pubblico? Magari una partecipazione a Sanremo... Mai stati contrari a Sanremo, anche se non lo faremo mai. Non conta certo il contenitore, ma il contenuto. Oltre tutto da un po a questa parte ho visto varie realtà romane dell'indie fare capolino sul palco dell'Ariston. Ma è una finta apertura. Alla fine le logiche che comandano là dentro sono ancora quelle vecchie della prima Repubblica. In ogni caso credo che è sempre difficile per un artista saper uscire dal bagno di folla e notorietà che di per sè dura un attimo da quelle parti. Può essere accecante. Il grande pubblico è comunque molto meglio saperselo costruire piano piano con credibilità e passione. C'è bisogno di un po' più di spensieratezza nella musica italiana? Stiamo attraversando anni non facili soprattutto per i giovani e molte band esprimono il disagio presente nelle nuove generazioni. Voi avete preso una strada differente. La musica nel 2014 dovrebbe sottolineare il momento storico o far evadere da una realtà non sempre facile? C'è bisogno di buona musica e di buoni ascoltatori di musica. Non diamo un ruolo alla musica che non ha più purtroppo. Non siamo piu alle rivoluzioni culturali degli anni '60. Siamo alle involuzioni dovute a cambiamenti subìti e dimenticati troppo velocemente. Ma questo è un altro discorso e non appartiene alla musica. Anche se in fondo è correlato. Di solito un buon ascoltatore, uno che ha interesse alle varie facciate di una canzone, al suo contesto, ai suoi suoni, le atmosfere, i suoi rimandi, che non si accontenta di sentire un pezzo dalle casse del telefonino (svilendo tutto il lavoro fatto a monte) che ricerca e ama con passione quello che ascolta, ecco, diciamo che da costui ci si può aspettare qualcosa di buono, rispetto a chi fruisce della musica in maniera svogliata, spezzettata, nella logica del take away. E' l'ignoranza la vera piaga. I social network e le nuove tecnologie hanno fatto perdere un po'la capacità di godersi la vita? Pensando a "Tutte queste cose" a me viene in mente una gita la domenica in campagna con tovaglia a quadri e sogni a colori... Mah dipende dall'utilizzo che uno ne fa. D'altronde ognuno di noi ormai è Facebook dipendente (eccetto rari casi). Sembrava che non aspettassimo altro che il momento di farci vedere, di condividere con tutti, la nostra intimità. I nostri pensieri. E' colpa nostra. Lo volevamo. Io comunque rimango ancora molto discreta sui social network. Per il resto molto meglio una gita di domenica in campagna e una lettera scritta a mano da una amica che trovi nella cassetta della posta. Un desiderio da realizzare con la musica e uno nella vita Chi fa musica ha un unico desiderio: continuare a farla. E girare tanto perchè è quello poi il bello alla fine: mettersi in furgone e andare. Nella vita? Tanti e allo stesso tempo nessuno… Luca Stefanucci
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