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Bottega Glitzer, "Tutte Queste Cose" da sapere. L'intervista

La cantante della band Nadja Maurizi ci introduce al mondo della band
La Bottega Glitzer sono una delle realtà alternative del pop italiano. Le loro canzoni tratte dall'album "Ding!" si stanno facendo largo nel panorama underground e così abbiamo deciso di conoscere più da vicino l'immaginario della band. La nostra intervista alla cantante Nadja Maurizi.
Nadja Maurizi, Svizzera, Germania, Italia. In quale misura questi Paesi hanno influenzato la tua formazione musicale? Ci racconti un po' il tuo percorso artistico fino alla formazione della Bottega Glitzer?
Sono nata e cresciuta in Svizzera, a Lucerna, la parte tedesca. Ma tramite mio padre ho sempre tenuto vivo il rapporto con l'Italia, scendendo spesso ogni anno. Dalla Svizzera ho ereditato il rapporto molto naturale con lo studio della musica (ancora molto importante, per fortuna, da quelle parti) ho respirato il Carnevale di Lucerna, le sue bande. La musica in Svizzera si vive come una festa. Sempre. Ho avuto modo di scoprire e appassionarmi agli anni d'oro della Dolce vita musicale della Penisola, al vecchio Jazz di Sarah Vaughan e Billie Holiday. Gli anni della RCA, Mina, Sannia, Vanoni e poi un amore profondo per Elvis e Burt Bacharach! Oltre una naturale simpatia per lo Swing e il Jazz, mai troppo approfondita e proprio per questo credo molto naturale e istintiva.
Questo insomma il mio bagaglio. Da adolescente ho fatto parte di realtà musicali varie in Svizzera, ma è solo con il mio arrivo in Italia, un'immigrata al contrario, che ho incominciato a scrivere. Nel 2010 Giorgio Maria Condemi, conosciuto da poco, mi introduce nella scena romana e inizia a collaborare con me, trovando gli elementi giusti da mettere insieme. (Carmine Iuvone, Federico Leo, Matteo Scannicchio) Poi la prima data insieme agli amici e bravissimi Vadoinmessico a Roma a cui è seguito un EP. Da quel momento una marea di concerti, dischi fatti a mano e venduti ai concerti. Poi una produzione. Ed eccoci qui.
Suoni retrò, colori e vestiti scintillanti, bollicine e domeniche pomeriggio al mare. Un viaggio del passato legato al sogno. Nella vostra musica c'è una leggerezza briosa che produce diverse sfumature di umori. Ci parli un po' del vostro immaginario e di come nascono testi e musica?
Le canzoni nascono da un input di melodia e testo che parte da me. Mi sono spesso avvalsa dell'aiuto di Giorgio per alcuni brani, per altri è stata tutta la Bottega a centrifugare il tutto. Su "Ding" c è anche qualche importante intervento di Fabio Balestrieri nella produzione. Di base parto comunque dalle melodie. Gli scenari che escono hanno questo sapore che tu dici senza che ci sia la volontà di scrivere retrò o altro. Escono così. Si vede che insieme abbiamo questo da dare e da dire. In generale devo dire a posteriori che vedendo i testi delle canzoni di questo disco la maggior parte giocano sulle varie dinamiche del rapporto d'amore (o presunto tale). Gli esordi tremanti, le attese interminabili, le voglie, poi le delusioni, gli epiloghi. Il tutto senza fare del tutto un dramma....
Soul e rock'n'roll. Quanti dischi giravano per casa durante l'adolescenza?
Non tantissimi, c’era la musica classica, cassette con dei mix di musica italiana, tante cassette registrate dalla radio, da amici… Era sempre comunque più importante fare musica e cantare, non ascoltarla.
Fate parte della scena rock romana, tra i gruppi emergenti più interessanti. Chi ti piace musicalmente tra i colleghi? E la città sta attraversando un periodo positivo? Ci sono posti per suonare e mettersi in vetrina?
Si, la scena di Roma è esplosa negli ultimi anni. Ci sono davvero tanti, tantissimi proggetti incredibili. Tutta la scena folk e rock è molto creativa. Cito solo alcuni amici sperando di non fare torto a nessuno: Boxerin Club, Bamboo, Thee Elephant, I Lapingra, Simone Olivieri, Lo Spinoso, The Fucking Shalalas, Dola J Chaplin, Luminal, Bud Spencer Blues Explosion, Francesco Forni e Ilaria Graziani, i Kutso, Tommaso di Giulio e...ce ne sono tanti davvero! Compresi gli altri proggetti di Giorgio e Matteo, di Federico e Carmine di cui non parlo per conflitto di interessi ma che sono bellissimi!
Roma ha varie vetrine per suonare. Ha i suoi circuiti ma anche i suoi labirinti. Devi stare attento e non correre il rischio di non uscirne.
Quali sono le ambizioni della Bottega Glitzer? Sognate il grande pubblico? Magari una partecipazione a Sanremo...
Mai stati contrari a Sanremo, anche se non lo faremo mai. Non conta certo il contenitore, ma il contenuto. Oltre tutto da un po a questa parte ho visto varie realtà romane dell'indie fare capolino sul palco dell'Ariston. Ma è una finta apertura. Alla fine le logiche che comandano là dentro sono ancora quelle vecchie della prima Repubblica. In ogni caso credo che è sempre difficile per un artista saper uscire dal bagno di folla e notorietà che di per sè dura un attimo da quelle parti. Può essere accecante. Il grande pubblico è comunque molto meglio saperselo costruire piano piano con credibilità e passione.
C'è bisogno di un po' più di spensieratezza nella musica italiana? Stiamo attraversando anni non facili soprattutto per i giovani e molte band esprimono il disagio presente nelle nuove generazioni. Voi avete preso una strada differente. La musica nel 2014 dovrebbe sottolineare il momento storico o far evadere da una realtà non sempre facile?
C'è bisogno di buona musica e di buoni ascoltatori di musica. Non diamo un ruolo alla musica che non ha più purtroppo. Non siamo piu alle rivoluzioni culturali degli anni '60. Siamo alle involuzioni dovute a cambiamenti subìti e dimenticati troppo velocemente. Ma questo è un altro discorso e non appartiene alla musica. Anche se in fondo è correlato. Di solito un buon ascoltatore, uno che ha interesse alle varie facciate di una canzone, al suo contesto, ai suoi suoni, le atmosfere, i suoi rimandi, che non si accontenta di sentire un pezzo dalle casse del telefonino (svilendo tutto il lavoro fatto a monte) che ricerca e ama con passione quello che ascolta, ecco, diciamo che da costui ci si può aspettare qualcosa di buono, rispetto a chi fruisce della musica in maniera svogliata, spezzettata, nella logica del take away. E' l'ignoranza la vera piaga.
I social network e le nuove tecnologie hanno fatto perdere un po'la capacità di godersi la vita? Pensando a "Tutte queste cose" a me viene in mente una gita la domenica in campagna con tovaglia a quadri e sogni a colori...
Mah dipende dall'utilizzo che uno ne fa. D'altronde ognuno di noi ormai è Facebook dipendente (eccetto rari casi). Sembrava che non aspettassimo altro che il momento di farci vedere, di condividere con tutti, la nostra intimità. I nostri pensieri. E' colpa nostra. Lo volevamo. Io comunque rimango ancora molto discreta sui social network. Per il resto molto meglio una gita di domenica in campagna e una lettera scritta a mano da una amica che trovi nella cassetta della posta.
Un desiderio da realizzare con la musica e uno nella vita
Chi fa musica ha un unico desiderio: continuare a farla. E girare tanto perchè è quello poi il bello alla fine: mettersi in furgone e andare. Nella vita? Tanti e allo stesso tempo nessuno…
Luca Stefanucci
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