Maria Antonietta ha recentemente pubblicato il suo ultimo album "Sassi" per La Tempesta Dischi. L'abbiamo intervistata per parlare di queste nuove canzoni, ma anche di mille altre cose. Non sempre i punti di vista coincidono ma non c'è dubbio che la personalità dell'artista viene fuori in modo evidente. E a noi ha fatto molto piacere confrontarci con una delle artiste in ascena della canzone italiana. Buona lettura!
Probabilmente c’è un periodo nella vita di tutti dove i sassi si ricevono e successivamente si raccolgono. Parlaci di questo tuo disco, che gioca molto con gli stati d’animo e arriva in profondità. Quali sono state le sensazioni che hai provato negli ultimi anni e durante le registrazioni?
Come dice la Bibbia c'è un tempo per lanciare i sassi, e c'è un tempo per raccoglierli, un tempo per la pace e un tempo per la guerra. Diciamo che questo disco arriva in un momento di svolta per me, a livello umano: sto raccogliendo le mie energie, le mie idee e le mie risorse per costruire piuttosto che per distruggere. Questo non significa essere felici in assoluto, significa essere più fiduciosi nel sistema universo e in se stessi. Registrare e produrre questo disco insieme a Marco Imparato e Giovanni Imparato è stato bellissimo ed è stata una delle esperienze più vere della mia vita.
In alcune canzoni esprimi la tua felicità attuale. Ma spesso si denota un impressione che questo stato d’animo faccia quasi paura. E’ davvero difficile, e soprattutto strano, essere felici di questi tempi?
Essere felici è molto complicato fin dalla preistoria. E' qualcosa di atavico. La paura della felicità, la precarietà del suo esistere e il costo che ti richiede per essere mantenuta è immane. Però è una sensazione bellissima, che va difesa ad ogni costo.
L’anima punk si è un po’ annacquata. C’è forse più incisività con le parole che con la musica. Come sono nati gli arrangiamenti e come si sta evolvendo il tuo viaggio musicale?
Il punk non è una forma è un'attitudine e quella direi che non si è annacquata proprio per niente. Tra l'altro questo disco è estremamente più punk del precedente, è molto più sporco. L'abbiamo registrato e prodotto in una casa sulle montagne, ci sono registrazioni home made della sottoscritta, c'è un magma di input e idee e cose tra loro molto diverse. E' un album estremamente anarchico per come è stato pensato e realizzato. E ne sono molto fiera.
La religione appare un tema centrale nell’album. Ci parli del tuo rapporto con la Fede? E perché molti, soprattutto le nuove generazioni di musicisti, sembrano evitare l’argomento nelle loro canzoni? C’è paura o timore secondo te?
Non si tratta di religione, si tratta di Dio e di categorie dell'eternità. La religione non è un tema centrale del disco, affatto. Dio è dentro ad alcuni brani, come "Galassie" oppure "Ossa", ma è per la maggior parte delle volte un interlocutore al quale confessare e col quale confrontarsi su un po' di cose. Direi che che è un interlocutore molto intelligente con cui parlare.
Se c’è un filo conduttore tra i primi due album è il racconto del tuo universo. Una scelta molto efficace che va anche un po’ in controtendenza visto che spesso si preferisce guardare o giudicare verso l’esterno che dentro noi stessi.
Sicuramente scrivo della mia realtà interiore e per quella che è la mia impressione e la mia idea non è un modo di procedere autoreferenziale perchè quando parli sinceramente e senza sconti di te stessa in realtà parli anche degli altri. Sicuramente occorre avere molto coraggio.
Quali sono gli ascolti musicali che hanno influenzato l’album?
Da due anni ascolto solo i Wailers ma non so come e in che maniera possano avere influenzato l'album. Tendenzialmente mentre faccio la musica cerco di ascoltare il meno possibile e cerco di restare concentrata sul tirare fuori quello che c'è dentro di me.
C’è un disco che sogni di realizzare in una certa maniera?
Mi piacerebbe fare un disco a Kingston.
Punk e provincia. Quanti pomeriggi ti ha salvato la musica?
Non so se mi abbia salvato pomeriggi o se me li abbia distrutti, sicuramente la distruzione che ha portato la musica con la sua forza nella mia vita mi ha permesso di costruire un mucchio di cose sopra quelle macerie.
Luca Stefanucci
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