Esce oggi per Libellula
"Le nostre domeniche", il secondo album in studio dei
Lettera 22 che giunge a quasi tre anni di distanza dall'esordio
"Contorno Occhi" (Forears). Il titolo del disco prende spunto dal fatto che la "domenica" è la dimensione in cui le canzoni sono state concepite e sono nate: la domenica come tempo liberato dal lavoro e dilatato dall'assenza dello stesso, come tempo ritagliato per trovarsi e fare musica.
Le dodici tracce che lo costituiscono, nel loro toccare mondi sonori molto diversi, sono un racconto sul senso del “tempo” e sulla percezione che di esso abbiamo nel mondo contemporaneo. Lo scorrere del tempo e i suoi effetti diventano così il “filo rosso” che lega queste storie. Il tempo speso nell’attesa di un obiettivo e carico di aspettativa del singolo
“I giorni che non c’eri”; il tempo imploso in uno scatto fotografico, l’istante in cui la “grande” storia si riverbera nel quotidiano di
“1980”; il tempo della fine delle aspirazioni e della crisi che definisce lo scontro fra idealità e reale di
“Contanti”; il tempo che si sedimenta fra individui e amplifica la distanza di
“Ti chiamo per nome”; il tempo che certifica la fine di un rapporto di
“Centimetri”; il tempo di cui abbiamo bisogno per osservare la realtà dalla giusta prospettiva di
“Continentale”; il tempo che precede una rivelazione e dal quale partiamo per riappropriarci delle nostre vite di
“Finestre aperte”; il tempo della relazione fra sensibilità differenti, il frangente in cui collidiamo con un “altro” da noi di
“Di un giorno feriale”; l’altro “tempo”, quello dello scorrere delle stagioni, misurato con altri parametri, quelli di una natura che non si cura delle quisquilie degli uomini di
“Aironi”; il tempo circoscritto dall’abitudine dei gesti, speso cercando di costruire con pazienza un istante che sia perfetto de
“Il sarto”; il tempo fuori dal calcolo normale dello stesso, in un “non luogo”, dove il desidero scandisce l’attesa per qualcuno di importante di
“Drive in”; il tempo dei luoghi dai quali proveniamo e nei quali rischiamo di rimanere imprigionati, come se il tempo non passasse mai. Luoghi “comuni” a tutti, dove le abitudini diventano noia, dove immaginarsi diversi e mettere in atto questa immaginazione è ancora l’atto più eversivo possibile, come nella title track
"Le nostre domeniche" che chiude il disco.
“Le nostre domeniche” è un album che racconta la necessità di riappacificarsi con le proprie radici, di perdonare il luogo da cui si proviene che non offre altra scelta se non quella di andarsene - raccontano i Lettera 22 -
Per questo motivo l'immagine ricorrente delle dodici canzoni, reinterpretata nell'artwork dall'artista brasiliana Thais Graciotti, è il mare: il mare come allegoria di cambiamento e di stasi, come soglia concreta di un'italianissima provincia costiera".
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