Irriverenti, senza peli sulla lingua e pronti ad esplodere. Qualsiasi cosa dicano. I Management del Dolore Post-Operatorio sono una delle realtà più in evidenza della scena alternativa italiana. Da poche settimane è uscito il nuovo album "Mc Mao", ancora più esplicito dei predecessori a livello di contenuti, anche se la carica punk si è smussata a favore di una inedita apertura alla melodia. La band è provocatrice di natura e naturalmente un po' ci gioca con questa caratteristica. Di certo c'è che tra le nuove leve sono uno dei pochi gruppi da tenere sotto occhio. La nostra intervista alla band che esprime il proprio pensiero attraverso il frontman Luca Romagnoli, che ci parla del nuovo disco, dell'immancabile Italia ma anche di vita di coppia, giovani e quante ne vuoi...
Dalla copertina del vostro album si capisce subito che il piede spinge sul pedale della provocazione. Raccontateci come è nato l’album e come sono trascorsi gli ultimi anni per la band.
La copertina è un’opera di Giuseppe Veneziano e il titolo dell’album è il nome dell’opera. Il genio di Veneziano ha pensato a tutto. Ci ha colpito moltissimo l’efficacia e l’immediatezza un po' malinconica e un po’ giocosa di questo Mao truccato da pagliaccio della McDonald’s. Inutile spiegare, si capisce subito! Che cosa? Boh. Per quanto riguarda il tempo possiamo dirti che gli ultimi anni li abbiamo passati a suonare e registrare canzoni.
Il contesto sociale assume un ruolo ancora più rilevante nelle vostre canzoni dove non sembra esserci medicina o via d’uscita per scappare da questo pantano della quotidianità italiana.
E invece la medicina è proprio questa: ballare sulle macerie! Il Management del dolore post-operatorio, lo diciamo sempre, non ha il mal di vivere, bensì la gioia di vivere male. Evviva la crisi.
Rispetto agli album precedenti c’è forse meno punk e new wave ma una maggiore apertura alla melodia. E’ una scelta per arrivare in modo ancora più diretto alla gente allargando la platea del vostro pubblico? Quanto ha inciso il lavoro di produzione dell’album dove la qualità del sound appare decisamente migliorata?
C’è un modo classico per fare il famoso e difficilissimo “secondo album”. Se il primo è andato bene, allora lo si fa uguale a quello, tanto per non sbagliare. Ma noi ci annoiamo subito, proprio come i bambini: prendiamo un giocattolo, e dopo poco lo buttiamo nel cesso. Ci piace sperimentare su noi stessi, le nostre sonorità, e i nostri stati d’animo in un certo periodo della nostra vita. Così è nato questo disco.
Cosa significa oggi in Italia essere un musicista indipendente?
Suonare tanto e guadagnare poco. Ma divertirsi di più, molto di più. Perché l’unica cosa divertente della vita, è fare quello che ti pare.
In “Oggi chi sono” raccontate che i contanti prevalgono sui sentimenti. La società materialistica non si piega nonostante la crisi attuale?
Ovvio che no e poi il problema non è certamente la società che è fatta di persone. Sono queste ultime che dovrebbero combattere contro loro stesse, piuttosto che mandare avanti questa farsa di combattere la società. La più grande rivolta sociale che si può portare avanti è una crociata contro se stessi!
Nell’album si respira uno spirito di ribellione e sarcasmo. Ma c’è anche disagio e fatalità espressa con efficacia nel “Cantico delle fotografie” dalla frase “se la vita è uno sport io non sono un campione”…
Ci hanno insegnato a combattere tutti contro tutti, nella società del prodotto, siamo come delle aziende che si fanno concorrenza. Mentre la bellezza di questo mondo un po’ noioso è proprio nelle nostre diversità. Noi ci tiriamo fuori da questa gara all’utlimo sangue, da questo talent show dell’esistenza.
In “La pasticca blu” cantate di quanto è difficile avere una vita sentimentale tranquilla in un’epoca di incertezze e disagi sociali. Pazienza e sopportazione sono messe sempre più a dura prova nella vita di coppia.
Il problema delle coppie è che sono formate da persone che cercano di essere completate da altre persone. La felicità non la possiamo trovare al di fuori di noi, ma sempre e solo dentro di noi.
Se le coppie fossero formate da 1+1 = 2 “persone” e non da 0.5 + 0.5 = 1 sarebbero più felici di sicuro.
In “James Douglas Morrison” a un certo punto dici che “adesso nel mercato ci sono io”. Siete una band con un certo background e che alimentate un’ attesa crescente nel vostro pubblico. Si sente un po’ il peso della responsabilità o la paura di sbagliare adesso che siete a un punto di svolta della vostra carriera?
In quella canzone, come in tante altre, parliamo del sottile confine che c’è tra opera e prodotto. E’ difficile entrare nel mercato e restare puri, dato che sempre di prodotti stiamo parlando. Ci vorrebbe un po’ più di sincerità nel mondo dell’arte. O almeno ci vorrebbero più dubbi. E ci vorrebbero più artisti che pensassero meno al cachet.
“La rapina collettiva” : ci parlate di come è nato questo brano?
Una volta i nostri genitori, quando eravamo piccoli e incendiari, ci dicevano di fare i bravi. Con la situazione politica attuale in Italia, sento i nostri genitori, i genitori di tutti, parlare un poco in questo modo, con frasi tipo “ammazzateli tutti!!! Tagliategli la testa!!! Metteteci le bombe!!!!". Ho immaginato una rapina collettiva, tutti noi in mezzo ad una strada, con i sorrisi coperti dal passamontagna.
Siete una band nata in una città di provincia. Come è cambiata l’infanzia dei ragazzi adesso? Prima c’erano le sale giochi nei bar e i parchi con il pallone, adesso trionfano le slot machine e le ore davanti ai social network.
Rimangono rintanati dentro i loro palazzi, alti e grigi, dove non si sente il vento! Penso che tra qualche decennio perderanno la capacità di parlare, e se dovessero avere ancora voglia di uscire di casa (dubito, dato che credono di avere la vita dentro il pc) probabilmente parleranno con delle tastiere, piuttosto che con la bocca.
Chi vi piace della scena attuale italiana?
Credo sia un buon periodo, in questo inizio del 2014 sono usciti molti dischi. Mi piace molto quello de I Cani.
Detta con un aggettivo cosa rimane della famosa giornata del primo maggio?
Un lucido attacco ad ogni sorta di potere, da parte di un gruppo di giovani pensanti, come ce ne sono molti in circolazione. Anche se vogliono farci credere che siamo tutti scemi.
Cosa c’è di bello oltre la musica per accendere le nostre giornate?
Il cibo e il vino. Se poi riesci a fare sesso, male non fa.
Luca Stefanucci
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