Il 2 settembre è uscito "In Cile Veritas", il secondo album del paroliere aretino
Il Cile. Abbiamo scambiato quattro parole con il musicista toscano per parlare di come è nata la sua ultima fatica discografica, della sua città di origine e del futuro dei giovani in Italia...
Appena esce il nuovo album un musicista dice sempre che è migliore del precedente. “In Cile Veritas” arriva dopo il successo del tuo disco d’esordio e la partecipazione a Sanremo. Te la senti di fare un’analisi critica (il giornalista ora sei tu!) e di illustrarci le differenze con “Siamo Morti A Vent’Anni”?
No... Scherzo ovviamente! Dunque...”In Cile Veritas” è il ritratto di un cantautore che ha deciso di mettere in musica e parole i propri tormenti con meno rabbia rispetto a “Siamo Morti A Vent'Anni” ma con una sorta di meditata speranza. La cifra stilistica espressiva urticante e diretta resta ma con una luce più vibrante e in parte positiva.
Ci racconti il processo di scrittura del nuovo album? Musica e parole sono andate di pari passo?
A volte si altre no, scrivo e compongo sempre col cuore poi limo se c'è da limare ma senza forzare mai con troppa razionalità ciò che esprimo.
Hai aperto alcuni concerti del tour di Ligabue e sei arrivato al grande pubblico grazie alla vetrina di Sanremo. Eppure il tuo è un percorso lontano dalle luci dei riflettori dei talent. Pensi abbia ancora senso nell’epoca del digitale distinguere tra indie e mainstream?
Per me non ha mai avuto senso, per me esistono belle canzoni e brutte canzoni. Io e Fabrizio Barbacci cerchiamo di produrre e dare al pubblico belle canzoni: non è facile ma questo è l'intento.
Provieni da Arezzo (pure io!). In Toscana, dagli anni 80’ in poi, sono usciti numerosi musicisti e band che hanno lasciato il segno: Diaframma, Litfiba, Jovanotti, Negrita, Baustelle, Virginiana Miller, Bobo Rondelli...Eppure non ci sono molti locali per fare musica. Ci racconti la tua infanzia e cosa ricordi delle tue prime esperienze musicali? In quante delle tue canzoni il territorio di origine ti ha dato ispirazione?
Ah sei aretino! Quindi l'intervista possiamo chiuderla qui! Scherzo! I locali, ahimè, vanno avanti se sono frequentati. Ad Arezzo questa cosa non ha mai funzionato, e te lo dice uno che i primi live con la sua punk band li faceva allo Storyville, icona meravigliosa della musica live per adolescenti anni '90. Mi ricordo che andavo a provare alla casina del Prato mettendo il mio Marshall Valvestate nella pedana del mio Phantom Malaguti. All'epoca le prove del venerdì erano il momento per me più bello della settimana, c'erano altre band e la rivalità era altissima. Io all'epoca volevo fare il chitarrista e stavo ore sullo strumento, soprattutto suonando punk hardcore: facevo salti di mezzo metro mentre suonavo, avevo anche i capelli biondi alla Billy Idol. Arezzo è quasi in tutte le mie canzoni, insieme a Bologna: gli amori, le sbornie, le lacrime, la gioia, la rabbia, la solitudine. La mia vita.
Cantare d’amore (tu lo fai spesso) è sempre un’esigenza spontanea o a volte una scelta derivata da altre necessità?
Scrivo di cuore e di pancia, ma posso dire che nel prossimo lavoro non sarà l'amore il filo conduttore.
Hai dei riti precisi nella scrittura?
No, scrivo di getto e di continuo, generalmente col cellulare perchè ho una calligrafia atroce. Una volta ho perso un iPhone con praticamente metà potenziale disco dentro, da allora sicronizzo tutto: anche se scrivo la lista della spesa viene salvato tutto nella “cloud”.
Come vivi i concerti? Ti piace di più lo studio di registrazione o il contatto con il pubblico? Il tour come è cambiato rispetto agli esordi?
Il tour e i live sono i momenti più belli per chi fa questo lavoro, adesso l'ansia è minore e devo dire che riesco a godere maggiormente del palco. In studio si crea ,sul palco si comunica. E' un rituale perfetto.
I giovani trovano sempre con più difficoltà lavoro e molti scelgono l’estero. Meglio lottare per rimanere o cercare fortuna altrove?
Meglio inseguire i propri sogni, se davvero i propri sogni sono una questione di vita o di morte. Al di là della fama se io non potessi più scrivere canzoni credo che morirei, almeno interiormente, che poi le canti io o le canti qualcun altro non è incontrovertibilmente importante...So solo che scrivere è la mia vita ma se la vita di un'altra persona è aprire un negozio di vestiti a Londra che parta per la City, inizi a fare il commesso e costruisca la sua vita come la vuole davvero.
Il tuo ultimo disco che hai comprato e quello da portare in un’isola deserta.
Ho comprato l'ultimo dei Primal Scream e porterei nell'isola "Nevermind" dei Nirvana.
La prima cosa che fai quando torni ad Arezzo è...?
Uscire dalla stazione, guardarla e pensare a quella mattina che scrissi “Cemento Armato” dentro al vagone di un treno preso proprio lì.
Luca Stefanucci
(Foto: Jacopo Lorenzini)
Hai trovato interessante l’articolo “Il Cile, quando scrivere vuol dire vivere. L’intervista”?
Se sei un appassionato di musica e musica digitale, Music Place è il sito che fa per te!
Puoi trovare news su eventi ed uscite discografiche, approfondimenti su artisti e band nonché tantissime risorse e programmi musicali gratuiti.
Che ne dici di dare un’occhiata? Scegli la categoria che più ti interessa, come ad esempio, la categoria Articoli e non perdere i contenuti selezionati per te, scoprili subito.
Buona lettura!

Provenienza della fotografia freepik
Le fotografie appartengono ai rispettivi proprietari. Music place: la guida italiana alla musica digitale non rivendica alcuna paternità e proprietà ad esclusione di dove esplicitata.
Vi invitiamo a contattarci per richiederne la rimozione qualora autori.