Si sciolgono i
Rapture. Anche se loro non l'hanno detto. Una delle band più brillanti uscite dal quel fermento musicale che era
New York a cavallo tra i due secoli non c'è più. E cono loro, probabilmente, si chiude l'epoca del ritorno della disco-punk di cui proprio i Rapture erano i pionieri insieme ai loro padrini
LCD Soundsystem. Correva l'anno 2003 quando
James Murphy, figura chiave per la carriera del gruppo, collaborò con
Tim Goldsworthy all'esplosione di
"Echoes", piccolo capolavoro degli anni zero e manifesto dei connotati DFA, addirittura con esiti superiori a quelli del gruppo ammiraglia. Un disco in cui figurava, tra le altre, la hit
"House Of Jealouse Lovers" (chi non l'ha ballata almeno una volta?).
Allontanatasi dal "clan DFA" per il successivo
"Pieces Of The People We Love" (onesto ma tutto sommato deludente) i Rapture tornarono alla casa madre con
"In The Grace Of Your Love" disco che in parte ricollocò la band ai vertici del genere. Nonostante però la produzione certosina e la classe innegabile del gruppo i risultati del primo LP non si sono mai ripetuti. La furia dei bassifondi e la profondità metropolitana si è pian piano annacquata con le luci del glamour e dei dancefloor. Spegnendone le intuizioni geniali.
Potenzialmente i Rapture sembravano non avere limiti. Una sezione ritmica da sballo, una voce quella di
Luke Jenner, che rievocava i maestri della
new wave riaggiornandola ai canoni dei tempi moderni e quel tocco elettronico che ha fatto ballare i club di mezzo mondo. Adesso lo scioglimento senza nemmeno due righe dai componenti ma semplicemente comunicato dal manager della DFA Records
Jonathan Galkin chiamato in causa per spiegare quel preoccupante
"Luke Jenner, ex Rapture" comparso nel programma del concerto tributo al musicista nigeriano
William Onyeabor.
Già da qualche anno la formazione aveva subìto cambi di formazione e incidenti di percorso. "In The Grace Of Your Love" aveva allontanato i dubbi ma evidentemente non era così. Sciolti gli LCD Soundsystem, adesso è la volta dei Rapture. La piccola-grande rivoluzione della disco-punk in salsa anni zero si chiude qua.
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