Presso la Galleria Ono Arte Contemporanea a
Bologna arriva la mostra
"Jack White: American Roots", un viaggio fotografico all’interno della vita e della carriera di uno dei musicisti e autori più eclettici del rock dagli anni '90 a questa parte. Cantante, polistrumentista, produttore discografico
John Anthony Gillis, in arte Jack White, è diventato noto al grande pubblico con la band
White Stripes fondata nel 1997 assieme alla moglie
Meg White (di cui aveva assunto il cognome l’anno prima).
Il gruppo si mette in mostra per il tagliente
garage rock e le
radici blues americane partendo da influenze come
Son House o
Robert Johnson, per approdare alla violenza proto punk di band della nativa Detroit come gli
MC5 e gli
Stooges passando dai ritmi della tradizione country come
Hank Williams e
Loretta Lynn. Jack White ha però sempre dichiarato che la sua prima fonte d’ispirazione, per cui provava una tal venerazione da poterlo considerare il suo terzo padre (assieme a Dio e al padre naturale), era
Bob Dylan.
Tutti questi elementi configurano Jack White come musicista dalle
profonde radici nella tradizione musicale americana ma capace anche di imprimere un proprio stile che sta attualmente generando una nuova scena di musicisti. Ma il cantante di Detroit si è imposto anche nell’immaginario contemporaneo per non meno importanti elementi visivi: ogni apparizione pubblica, ogni copertina e ogni performance live prevedeva per il gruppo l’utilizzo dello
schema colore bianco/nero/rosso, dagli abiti ed elementi scenici fino agli strumenti. White portò avanti questo gioco di colori anche nella sua carriera da solista e nelle collaborazioni con gli altri suoi due gruppi (i
Raconteurs e i
Dead Weather) sostituendo però al colore rosso il blu.
Jack White proprio in questi giorni ha pubblicato il secondo album della propria carriera solista
"Lazaretto".
La mostra (
19 giugno – 13 settembre 2014) si compone di
45 scatti di Cambridge Jones, Patrick Pantano, Ewen Spencer, Erik Ian Schaetze, Michael Yurick, Pieter Van Hattem, Kevin Westenberg e Andy Willsher. La mostra è patrocinata dal Comune di Bologna e curata da
ONO Arte Contemporanea.
Immagine: ©Andy Willshare
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