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Tune Yards, "Nikki Nack" è il nuovo disco - La recensione

Terza prova dalla lunga distanza per Merrill Garbus
Soliti ritmi incessanti afro con una spruzzata di note da Haiti, solita voce grintosa e qualche accenno di apertura al pop. In estrema sintesi questi sono gli ingredienti del nuovo album di Tune Yards “Nikki Nack”, terzo capitolo discografico (sempre per la storica etichetta 4AD) di una carriera in ascesa e che al momento non ha sbagliato una mossa.
L’eclettica artista del Connecticut talvolta gioca a fare la M.I.A. ma i risultati mostrano una maturità sorprendente e una presa di posizione decisa sul controllo dei brani che nel collage di sovrapposizioni sonore non sbandano mai. Un lavoro a cui, grazie anche a una produzione certosina, si può perdonare qualche ripetitività di troppo. Forse un gradino sotto al predecessore ("w h o k i l l" è stato un piccolo capolavoro) che beneficiava di un maggior “effetto sorpresa” rispetto a “Nikki Nack” che può comunque collocarsi con merito tra le migliori uscite del 2014. Merrill Garbus con questo album dimostra di nuovo tutto il proprio talento cristallino anche se forse poteva osare di più. Ma per la consacrazione definitiva manca davvero poco.
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