Sono passati solo quattro anni, ma sembrano secoli. Era il 1999 quando un diciottenne californiano,
Shawn Fanning, creò Napster, il servizio di file-sharing che avrebbe rivoluzionato il mondo della musica. Oggi Napster non esiste più, ma dal suo seme sono germogliati una quantità di eredi:
KaZaA, Grokster, Morpheus, solo per citare i più noti. Lo spirito di Napster, così lo chiamano, sopravvive ovunque.
Ovunque sì, ma non nella mente del suo fondatore. La guerra legale delle case discografiche, se non è riuscita a cambiare la Rete, ha cambiato Shawn Fanning che oggi, a 22 anni, torna in campo con un obiettivo preciso: stanare ogni brano protetto da copyright scambiato su Internet e costringere chi lo scarica a pagare. Il signor Napster ha in mente di sviluppare una tecnologia in grado di analizzare la traccia audio di ogni brano scambiato online e di confrontarla con un database di tutte le canzoni protette da copyright. In caso di corrispondenza positiva, il sistema chiederà all''utente di pagare e s'incaricherà di dirottare le entrate verso i detentori del diritto d''autore. L'idea è semplice, la realizzazione effettiva lo è un pò meno. E se da un lato Fanning ha tempo e denaro a sufficienza da investire in questa nuova avventura, dall''altro sa che un sistema del genere potrà funzionare solo se sarà appoggiato dalle case discografiche e dai servizi di file-sharing più utilizzati.
Pare che, nelle ultime settimane,
Fanning si sia imbarcato nel proverbiale giro delle sette chiese: ha bussato alla porta delle più importanti case discografiche illustrando le meraviglie del suo sistema. Se le major lo appoggeranno, ha promesso, convincerà
KaZaA e soci ad adottarlo. Proprio quest'ultima sembra la parte più ardua dell'impresa: i servizi di file-sharing non hanno mai mostrato una preclusione di principio rispetto all''introduzione di forme di pagamento (si tratterebbe pur sempre di una nuova fonte di entrate), ma sanno di dover agire con molta cautela per evitare una fuga degli utenti.
Se anche uno soltanto di loro decidesse di non aderire alla proposta di Fanning, attirerebbe quella grande maggioranza di fan degli
MP3 che proprio non ne vuole sapere di pagare. La strada di Fanning, insomma, sarà piena di ostacoli. La sua idea può sembrare addirittura folle. Ma trattandosi di un personaggio che, prima ancora di uscire dal college, ha dimostrato di aver capito Internet meglio di analisti ed accademici, conviene sospendere ogni giudizio e godersi lo spettacolo.
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