Ad affermare la dottrina che rinforza le misure della UE sul delicato fronte dell'anti-pirateria e anti-contraffazione è stata la Commissione Europea, che intende da un lato sostenere i propri paesi partner in tutto il mondo con progetti di cooperazione tecnica e assistenza ma dall'altro non intende più tollerare che proprio in quei paesi si sviluppino fenomeni criminali contro diritto d'autore, copyright e via discorrendo.
In altre parole, qualora un paese non agisca con tutte le proprie forze, e magari con l'assistenza europea, per reprimere la pirateria interna allora l'Unione potrebbe decidere di ricorrere a sanzioni di tipo economico e diplomatico. Per non incorrere in queste situazioni, spiega la Commissione, "è essenziale che i paesi terzi dimostrino la propria volontà di colpire la pirateria nei propri tribunali e nelle proprie strade", e che dunque diano seguito agli accordi bilaterali con l'Unione e ai trattati firmati in sede WTO, l'Organizzazione mondiale del Commercio.
Seguendo le orme degli Stati Uniti, il primo passo dell'Unione sarà l'individuazione dei paesi a rischio, considerati "paesi prioritari", ovvero quei luoghi in cui le azioni di enforcement verranno focalizzate.
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