Il
Pan del Diavolo sono i portabandiera del folk - rock italiano degli anni zero (ma anche degli anni dieci). Catturata subito l'attenzione della critica con l'album d'esordio
"Sono all’osso" e confermata la bontà della proposta musicale con
"Piombo, polvere e carbone", il duo siciliano è tornato sulle scene lo scorso 3 giugno con il terzo disco,
"FolkRockaBoom". Dell'ultima fatica discografica ma anche della scena musicale italiana e di tante altre cose abbiamo parlato con il gruppo nel corso dell'intervista. Pronti?
Siete già arrivati al terzo album. Il tempo vola. Giunti a questo importante capitolo discografico della vostra carriera vi va di fare un primo bilancio? Rispetto agli esordi come siete cambiati?
Siamo cambiati rispetto al passato e cresciuti molto musicalmente. Siamo un duo ma abbiamo fatto anche un'esperienza full band per lo scorso disco. I nostri orizzonti sonori e gli obiettivi si sono allargati in maniera elastica: siamo stati capaci di cambiare mantenendo la nostra identità. Con il tempo abbiamo aggiunto anche una forte componente psichedelica alla nostra vena compositiva e siamo sempre aperti alle sperimentazioni.
Su cosa avete puntato principalmente in “FolkRockaBoom”? Ci raccontate la genesi dell’album, i tempi di registrazione e la scelta degli arrangiamenti?
Abbiamo iniziato a lavorare sui brani di questo disco ad agosto 2012. L'idea è stata quella di registrarlo in presa diretta, senza metronomi. Abbiamo steso le basi in duo orchestrando successivamente il resto. L'album è stato coprodotto da Antonio Gramentieri dei Sacri Cuori. "FolkRockaBoom" è stato registrato in italia e poi siamo volati a mixarlo a Tucson da Craig Schumacher, un ingegnere maestro nei suoni folk e tex-mex. E' stato un lungo percorso ma con una traiettoia precisa per i suoni dell'album.
Siete tra i gruppi di punta della scena folk-rock siciliana. C’è un ambiente musicale vivo e frizzante in Sicilia o per un musicista non è facile emergere?
La Sicilia, ma l'Italia tutta, in genere è piena di ottimi gruppi ma emergere per più di 10 minuti e creare una vera carriera musicale è difficilissimo. Siamo reduci da una data a Palermo al Pam Festival, una rassegna musicale di gruppi palermitani alla sua prima edizione e gli auguriamo lunga vita.
Avete presentato un brano (“Il meglio”) alle selezioni delle Nuove proposte del Festival di Sanremo. Siete stati esclusi. L’anno prima avete partecipato al prestigioso South by Southwest in Texas. Paradossi all’italiana? Come è nata l’idea sanremese? E raccontateci qualcosa dell’atmosfera che avete respirato al festival americano.
Stavamo lavorando a questa canzone e avevamo saputo di Pagani e Fazio in giuria. Avevamo preso questa scusa per registrare il brano, dare una spinta al lavoro e lasciarci guidare dalla curiosità del festival. Paragonare Sanremo al SXSW è impossibile, all'Ariston c'è pochissimo tempo per la musica e per le esibizioni. L' SXSW è l'esatto contrario, c'è musica ovunque e sempre, musicisti importantissimi sono a contatto con il pubblico e con le band; vengono presentate le più grandi novità musicali in ogni campo: audio, video, luci...Poi prende la parola Dave Grohl e ti racconta tutta la sua carriera. Si imparano molte cose, si respira musica e non è una mera vetrina commerciale come Sanremo.
Avete qualche novità in particolare per il tour? Quanti sarete sopra il palco?
Siamo in duo ma abbiamo preso Francesco Motta di Nada e Criminal Jokers per allargare lo spettacolo ad alcuni episodi in trio. Lui è un polistrumentista suona chitarra, tastiere e batteria.
E’una domanda che facciamo un po’ a tutti i musicisti della scena indipendente: nel 2014 si può vivere di sola musica?
Certo che si può vivere di sola musica, i musicisti oggi sono bravissimi ad arrangiarsi e vivere con pochissimi soldi. Il problema non è vivere di sola musica, il problema è far sopravivvere la propria musica.
La scena musicale italiana sta vivendo un vero e proprio ricambio generazionale e voi ne fate parte in pieno. La crisi ha fatto riscoprire l’importanza delle parole e i social network ne hanno aiutato la diffusione. Nonostante tutto possiamo dire che è un buon momento per la canzone del Belpaese?
Potrebbe essere un buon momento ma siamo ancora all'inizio, molto è stato fatto e molto ancora è da fare.
Ci dite tre dischi che vi sono piaciuti in questo 2014. E uno da portare nell’isola deserta!
"Wakin on a pretty daze" di Kurt Vile, "Do the beast" degli Afghan Whigs e "Lazaretto" di Jack White. Su un'isola deserta la compilation in 3 volumi di Rockabilly Flush.
Luca Stefanucci
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