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Live 8: uno dei più grandi eventi musicali della storia
Maggio 20, 2013
La grande arena del Circo Massimo fatica a riempirsi fino all'imbrunire, complice un caldo torrido ed una capitale svuotata dal primo esodo di luglio. E la parte del leone la fanno Londra, con il suo cast stellare, e Philadelphia, col suo milione di spettatori. Ma intorno alle otto anche Roma si sveglia con i suoi big e circa 700 mila persone al Circo Massimo. E quando salgono in sequenza sul palco Biagio Antonacci, Luciano Liguabue, Jovanotti, Laura Pausini, Claudio Baglioni, Renato Zero e Antonello Venditti, anche Roma s'infiamma e ritrova tutta la sua forza.
Quando non sono ancora le tre del pomeriggio, Francesco De Gregori apre le danze davanti a poco più di duemila persone. De Gregori è stato il primo artista in assoluto a cantare, bruciando così l'inizio annunciato che era quello degli U2 con Paul Mc Cartney a Londra con una cover di «Sgt. Pepper Lonely Hearts Band». De Gregori ha cantato tre pezzi, «Agnello di Dio», «La donna cannone», «La storia siamo noi». A fare da cerimoniere per l'inizio della parte italiana è stato Fiorello che ha poi cantato con la sua band una versione de «ll mio canto libero» di Lucio Battisti. Si è trasformato in una grande festa il set delle Vibrazioni che sono stati tra i mattatori di questa prima parte. «Quello che ci ha spronato ad esser qui, oggi, è l'energia del pensiero comune, tutto il mondo sta pensando a una cosa, in questo c'è la magia». Francesco Sarcina, leader de Le Vibrazioni, spiega così, nella sala stampa allestita al circo Massimo, il motivo della loro partecipazione al Live 8 romano, ma sottolinea: «purtroppo questa società rende i giovani un pò insensibili rispetto a certe situazioni. L'impatto del pubblico c'è, è presente e vuole godere della magia della musica, il problema è che non si ha troppa voglia di pensare, è questo quello che ho captato». E a proposito dell'assenza di commenti politici da parte degli artisti, il leader de Le Vibrazioni, spiega: «Se uno fa il musicista non fa politica. Ai giovani, poi, conviene più parlare in maniera umanitaria che politica. Certo, ci sono cantautori che sono bravi a fare anche discorsi politici, lo facciano pure. Ognuno faccia quello che sa fare».
Non va meglio a Zucchero, che è il primo artista italiano a salire sul palco dopo l'apertura ufficiale del concerto, in tempo per partire per Parigi ed esibirsi in serata anche lì. Ma Zucchero non si arrende e regala tre belle esecuzioni di «Change your heart» (al pianoforte e in inglese), «Overdose d'amore» (con la chitarra) e «Diavolo in me». I coraggiosi che sfidato i quasi 40 gradi di temperatura ricambiano ballando sotto la pioggia degli idranti. Nel frattempo a Londra gli U2, sotto un cielo nuvoloso, ma di fronte a una folla immensa, proseguono la loro esibizione con «One», in versione rivisitata. Dopo Zucchero, a Roma tocca ai Duran Duran inaugurare il piccolo gruppo di ospiti internazionali. Simon Le Bon fa mea culpa: «Vent'anni fa eravamo al Live Aid, pensavamo di risolvere i problemi ma non è stato così. Abbiamo le nostre responsabilità nei confronti dell'Africa». Poi intona in sequenza «Ordinary World», «Save a prayer» e il datato «Wild boys». A Londra intanto la folla delira per Sir Elton John.
Il miracolo riesce parzialmente ad Elisa, che si esibisce in versione acustica, davanti a circa 5.000 persone. Sono le 16.10 quando la cantautrice friulana sale sul palco del Live 8 romano e intona «Luce», accompagnata solo da una chitarra. E poi il suo ultimo singolo, «Una poesia anche per te», per la quale affida l'intero ritornello al pubblico. Dopo Elisa i maxischermi proiettano il «click spot» di Richard Curtis contro la povertàche uccide ogni tre secondi una persona. Poi è Ron a raccogliere il testimone, anche lui in versione acustica come se il Circo Massimo semivuoto suggerisse più intimità. Ron canta «Una città per cantare», accompagnato solo da un violino e da una chitarra che suona lui stesso, poi si siede al pianoforte e intona «Non abbiamo bisogno di parole». Sulle note di queste due canzoni c'è anche chi, sul prato del Circo Massimo, si abbandona a un lento. Mentre Ron finisce la sua esibizione, sul palco di Londra, contemporaneamente, sale Dido.
Il pomeriggio torrido del Circo Massimo va avanti con i Gemelli Diversi («Un altro ballo» e la più forte «Mary», dedicata a una bimba stuprata) e i Negramaro, che scatenano l'entusiasmo del giovane pubblico sul pratone dell'arena romana, soprattutto con i due successi «Estate» e «Mentre tutto scorre». Parentesi internazionale con Tim McGraw e a seguire la moglie Faith Hill e i Planet Funk. Alle 18 tutti gli occhi sono sui maxischermi per Will Smith che apre il concerto di Philadelphia con appello agli 8 grandi del mondo che «con una firma possono cambiare le cose». Seguono Le Vibrazioni, i Negrita, Irene Grandi, Tiromancino (anche con Meg) e Max Pezzali graditissimi al pubblico più giovane che continua ad aumentare lentamente.
Nel frattempo a Londra Bob Geldof, contrariamente alle dichiarazioni dei giorni scorsi, soprende salendo sul palco ed esibendosi. Visto in tv, Hyde Park è n effetti un'altra cosa: sul palco salgono anche i Pink Floyd e perfino Bill Gates viene accolto come una star. A Roma intanto è la volta di Alex Britti, che regala virtuosismi con la chitarra tra «Gelido» e «7.000 caffè». Alle 20, lo spartiacque del concerto è il discorso di Geldof sulla pressione da esercitare sul G8 che va in contemporanea sui maxischermi di tutte le piazze collegate. Geldof lancia un filmato straziante sui bambini africani denutriti che stentano a reggersi in piedi. Subito dopo sul palco di Hyde Park arriva Madonna, visibilmente commossa. La star chiede alla folla: «Siete pronti a cambiare la storia?».
La risposta è un'ovazione che al Circo Massimo si trasforma in un coro di fischi quando il collegamento con Londra viene interrotto per accogliere sul palco Cesare Cremonini. Dopo l'iniziale disappunto il ragazzo bolognese fa comunque breccia. Lo segue Nek, quando il Circo Massimo è ormai pieno, pronto ad accogliere i big della serata. Sfilano tra le urla dei fan anche Piero Pelù, Biagio Antonacci, Luciano Ligabue, Jovanotti (che poi con Liga e Pelù esegue «Il mio nome è mai più»). Il clou è affidato a Laura Pausini, Renato Zero, Claudio Baglioni e Antonello Venditti. Solo loro nella platea romana riescono a competere con un finale del concerto di Hyde Park che entra nella storia.
Alcuni brani sono stati tratti da: http://www.sorrisi.com/
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